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Lo stress... a cosa serve?

07/06/2016

Lo stress... a cosa serve?

Lo stress viene spesso letto come assenza di risorse e nocivo per il nostro benessere.. ma a volte può essere di grande aiuto.

Nella vita di tutti i giorni capita spesso di affermare di “essere stressati”. Cosa è davvero lo stress e a cosa serve?
Lo stress è la risposta psicofisica ad uno o più compiti emotivi, cognitivi o sociali percepiti dalla persona come eccessivi, ed è spesso associato alla sensazione spiacevole di “non farcela”. Tuttavia, ad uno sguardo più approfondito, si può capire come questa condizione non sia sempre e necessariamente negativa ma al contrario utile per attivarsi a trovare le risorse necessarie per far fronte alle richieste.

Per comprendere meglio, diamo uno sguardo alla letteratura. Il termine stress fu impiegato per la prima volta nel 1936 da Hans Selye che lo definì come la “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”.
In base al modello di Selye, lo stress si sviluppa attraverso tre fasi distinte (processo stressogeno):

- la fase di allarme: il soggetto segnala l’eccesso di doveri e mette in moto le risorse per adempierli;
- la fase di resistenza: il soggetto stabilizza le sue condizioni e si adatta al nuovo tenore di richieste;
- la fase di esaurimento: in questa fase si registra la caduta delle difese e la successiva comparsa di sintomi fisici, fisiologici ed emotivi.

Seguendo questo modello, dunque, si può notare come nella prima fase lo stress svolga una funzione di campanello di allarme e di attivazione per far fronte a delle richieste esterne.

Nella seconda fase, strettamente connessa alla prima, entra in gioco una delle fondamentali qualità di ogni essere vivente che è quella dell'adattamento: la capacità, cioè, di riorganizzare la propria esistenza in maniera adattiva ed evolutiva in base alle nuove esigenze.

Laddove però queste siano eccessive e non si abbiano le risorse necessarie a farne fronte, si può arrivare alla terza fase, dove la spinta di attivazione e adattamento cedono il posto ad un blocco, segnalato dalla comparsa dei sintomi psicofisici. In quest'ottica, questi ultimi svolgono una funzione utile alla sopravvivenza esattamente come il dolore fisico, che serve al nostro corpo per indicare un problema o un danno da curare. Riconoscerli, dunque, è importante per capire che è necessario provvedere a ritrovare le risorse e il benessere che sembrano perduti.

Tra i sintomi fisici si osservano:

    Mal di testa
    Sudorazione eccessiva a mani, ascelle, viso e torso (senza esercizio fisico)
    Secchezza della gola o della bocca
    Riduzione della capacità percettiva (vista o udito)
    Stanchezza generale
    Rapida sensazione di esaurimento
    Disturbi del sonno
    Dolori al ventre e disturbi digestivi
    Problemi respiratori
    Frequenza cardiaca elevata, palpitazioni, dolori cardiaci
    Vertigini
    Problemi di vascolarizzazione, mani e piedi freddi
    Disturbi sessuali
    Aumento generale dei problemi di salute e delle malattie di ogni genere

Tra i sintomi psichici ed emotivi:

    Insoddisfazione generalizzata
    Nervosismo, irritabilità, impazienza
    Collera, aggressività
    Pessimismo
    Insicurezza in se stessi
    Perplessità

Sintomi cognitivi:

    Difficoltà di concentrazione, pensieri sconclusionati
    Smemoratezza
    Prospettive a breve termine o limitate, mancanza di progetti a lungo termine
    Avversione nei confronti di cose e situazioni nuove

Sintomi comportamentali:

    Problemi di comunicazione, tensioni, liti
    Sfiducia generale, invidia, gelosia
    Riduzione della capacità di lavorare in gruppo, isolamento sociale
    Aumento di infortuni e incidenti
    Calo del rendimento
    Rinuncia a pause, lavoro nel tempo libero, dipendenza dal lavoro
    Alimentazione malsana, mancanza di movimento
    Dipendenze (alcol, nicotina, droghe)
    Piccoli furti, vandalismo
    Apatia
    Frequenti assenze dal lavoro per malattia

Di fronte alla comparsa di uno o più di questi sintomi, è dunque utile fermarsi e cercare di capire in primo luogo le circostanze che hanno portato a questa impasse per poi attivarsi e reperire le risorse necessarie, sia interne che esterne, per far fronte alla situazione.

In base a quanto detto finora lo stress è utile per rispondere alle richieste, magari inaspettate, che la vita ci pone davanti. E' il modo in cui si percepiscono tali richieste che determina la qualità dello stress. Si è di fronte ad un pericolo o ad una sfida positiva?

La vitalità, il vigore e l'entusiasmo con cui ci si attiva determinano uno stress positivo (detto anche eustress), correlato con una sensazione di benessere e buona capacità di adattamento. Questa risposta positiva può dipendere dai propri sentimenti attuali, dal luogo in cui ci si trova, dal desiderio di raggiungere l'obiettivo e dalla tempistica del fattore di stress.

Il blocco e la comparsa dei sintomi psicofisici e comportamentali portano invece ad uno stress negativo (detto distress).

In conclusione si può affermare che lo stress in quanto tale non è affatto dannoso o pericoloso ma, anzi, aiuta nell'attivazione e nella ricerca di soluzioni, anche quando ci si sente senza forze. E' il modo che il nostro organismo ha per segnalarci il bisogno di fermarsi per recuperare le risorse smarrite.


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